
Era il 1998 quando, a soli 23 anni da studentessa universitaria ed agli albori dell’era internet in Italia, scoprì che il suo nome, cognome e numero di telefonia mobile erano finiti in alcuni siti internet ad alto contenuto erotico. Denunciato il fatto ed individuato l’autore, la sentenza di primo grado emessa nel 2003 dal Tribunale di Molfetta, e confermata sino in Cassazione, ha costituito un caso pilota nella giurisprudenza italiana in tema di diffamazione aggravata via internet pubblicato su diverse riviste giuridiche. Hanno fatto seguito in sede civile, due pignoramenti, uno per la provvisionale di € 5000 liquidata in primo grado ed uno per le spese di costituzione di parte civile nei tre gradi di giudizio, un lauto risarcimento del danno ed una lettera di scuse da parte del responsabile. Da allora non ha più abbandonato il diritto penale.
Foto di Paolo Lorusso – Bari